DAL 25 AL 27 OTTOBRE 2024
Venerdì e Sabato ore 21,00 – Domenica ore 17,30
STÉFANO
LA VITA DI ARTEMISIA GENTILESCHI
di Armando Discepolo
Regia Stefano Angelucci Marino
Con Autilia Ranieri, Roberto Solofria, Rossella Gesini, Paolo Del Peschio e Stefano Angelucci Marino
Maschere BRAT Teatro – Scene Tibò Gilbert
Produzione: TEATRO STABILE D’ABRUZZO
in collaborazione con TEATRO DEL SANGRO e TEATRO ABELIANO DI BARI
STÉFANO” di Armando Discepolo è considerato un classico del teatro argentino. Il suo autore fu regista teatrale e drammaturgo argentino, creatore del grottesco criollo, genere appartenente al teatro commerciale di Buenos Aires negli anni ’20 e ’30, che mescolava il comico e il tragico in un conflitto familiare che coinvolgeva aspettative fallite di successo nella vita moderna. STÉFANO è considerato tra le opere più rappresentative di questo genere, che influenzerà il teatro argentino nel corso degli anni.
Il protagonista è un musicista diplomato al Conservatorio di Napoli che arriva in Argentina, come tanti immigrati di inizio Novecento, con la speranza di “trovare l’America”. Il suo desiderio è diventare un musicista famoso, scrivere una grande opera e far piovere sterline. Niente di tutto ciò accade. Le esigenze di una difficile sopravvivenza e i propri limiti come autore fanno tacere la sua canzone. La ricerca dell’ideale, la vocazione artistica e i conflitti familiari sono alcuni dei temi che, tra il tragico e il comico, sono crudamente esposti in quest’opera punto di riferimento del grottesco criollo.
STÉFANO è la storia di un fallimento, personale e collettivo. Il fallimento di una politica liberale, di immigrati venuti sperando di “trovare l’America”, e di famiglie che, composte da generazioni diverse, sono andate a sbattere contro la dura realtà argentina.
Otto maschere antropomorfe che permettono la trasfigurazione. Un particolare codice espressivo nato dalle suggestioni create dai murales e dai “bamboloni” della Boca, il celebre barrio porteño contraddistinto da una forte impronta italiana. Dialoghi semplici, diretti, scarni. Questi gli elementi formali scelti per raccontare una storia di italiani senza Patria.