DAL 26 AL 28 APRILE 2024

Giovedi, Venerdì e Sabato ore 21,00 – Domenica ore 17,30

OTELLO IN DANZA

Ideazione, Regia e Coreografia Rossana Longo

Con Umberto Desantis, Valerio De Vita, Angelica Dini, Emiliano Perazzini, Federica Santinelli

Con la partecipazione straordinaria in voce di Vincenzo Zingaro nella parte di Yago

Musiche Giuseppe Verdi, Ludvig Van Beethoven

Disegno Luci Giovanna Venzi

Costumi Amenta, Molinari

Elaborazioni Musicali Roberto Longo

Produzione Centro Studi Danza Classica

Messo in scena, per la prima volta, nel bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi, lo spettacolo affronta un drammatico problema di stretta attualità coma la violenza sulle donne e il desiderio di cimentarmi ancora una volta in questa forma d’arte che io chiamo “teatro in danza”, mi hanno indotto, più di dieci anni fa, a rivisitare l’Otello di Shakespeare nella visione verdiana.

Se nell’immaginario questa tragedia è il paradigma della gelosia e della brutalità, la mia trasposizione coreutica è stata la leva che mi ha permesso di sollevare il macigno dei luoghi comuni, e di scoprire il vero spessore dei personaggi e la molteplicità dei temi in essa contenuti.

Ho così immaginato che Shakespeare abbia voluto fuorviare l’attenzione dello spettatore attribuendo il titolo della sua opera al falso eroe della tragedia, forse per consentire che emergesse il vero personaggio principale, Iago (non a caso voce narrante nello sviluppo dello spettacolo) che si appalesa tale solo nel prosieguo della storia. È lui il vero protagonista della tragedia. È lui che odia, ordisce muove spire di morte, spinge al delitto, uccide. La sua mente contorta appare dominata dall’odio e dalla perfidia, dall’orgoglio e dal narcisismo più estremo, e priva di qualsiasi senso di umanità. Tutti coloro che lo circondano sono semplici burattini, incapaci di elaborare propri sentimenti senza la celata e sprezzante guida del burattinaio, che non può non essere malvagio, morboso nelle sue passioni e sprezzante del destino che egli intende preparare alle proprie vittime.

E’ per sottolineare questa mefistofelica personalità che, sulla scena iniziale, ho collocato Iago in posizione dominante, su una struttura piramidale che rappresenta alternativamente la sua casa, la sua mente, ma soprattutto il simbolo del suo potere, mentre dall’alto sembra guidare le azioni degli altri personaggi. Come contraltare, la struttura all’altro lato della scena vuole prevalentemente significare la gabbia della coscienza in cui i singoli personaggi si pongono o sono posti.

Nella seicentesca scrittura di Shakespeare, l’unico personaggio a sottrarsi al tragico destino di morte è Cassio. Ho voluto interpretare questa scelta del grande poeta come l’intenzione che il Bene, rappresentato appunto da Cassio, vittima innocente e inconsapevole, prevalga sul Male, raffigurato dalla follia di Otello e dalla perfidia di Iago. Egli conquisterà così l’apice del potere detenuto all’inizio da questo, ucciso dalla propria mortifera perversione, salendo su quella stessa struttura sulla quale inizialmente il carnefice Iago osservava le sue inconsapevoli vittime.