Dal 26 GENNAIO AL 4 FEBBRAIO 2024

Venerdì e Sabato ore 21 – Domenica ore 17,30

CURCULIO

di T. M. Plauto

Traduzione Giusto Monaco

Adattamento e Regia Cinzia Maccagnano

con Edoardo Siravo
e con Gabriella Casali, Raffaele Gangale, Luna Marongiu, Cristina Putignano
Marta Cirello, Alessandro Laprovitera, Andrea Maiorca, Maria Chiara Pellitteri

Costumi Monica Mancini – Musiche Lucrezio de Seta
Movimenti di scena Luna Marongiu – Scene freezer09_lab

Produzione Associazione Teatro dei due Mari

Un grande interprete della scena teatrale, Edoardo Siravo, nella divertentissima commedia di T.M. Plauto. L’espediente che dà avvio all’azione della commedia è un innamoramento “impossibile” tra un giovane e una giovane di proprietà di un lenone. Questa condizione dà modo ai personaggi tipici della commedia plautina di susseguirsi in situazioni esilaranti fin dalla scena iniziale in cui il protagonista, il giovane innamorato Fedromo, canta e offre del vino a una «porta amatissima». Il pilastro della comicità è Curculio, parassita perennemente affamato, che fa il suo ingresso correndo, di ritorno da un viaggio su commissione di Fedromo portando notizie, come una caricatura del messaggero tragico, non buone. Una volta svelato l’impedimento, tutta la carrellata di personaggi, servi, vecchi, miles gloriosus, banchieri e vari vengono dallo stesso Curculio infilati in una catena di imbrogli che, con intelligenza e malizia, mette in campo. Il travestimento è la sua strategia, l’ingenuità degli altri personaggi è sua complice. Alla fine, tutto volge per il meglio: trovati i soldi, liberata la fanciulla, fatto fesso il soldato… il matrimonio si può fare. E a Curculio spetta il premio di un lauto pranzo nuziale.

La commedia contiene tutti i numeri della cosiddetta fabula palliata latina: l’amore di due giovani, il servo sfrontato, il soldato fanfarone, la vecchia beona, la critica ai costumi, il tema dell’agnizione, la lettera falsa, il travestimento. Plauto fa in modo che il mondo “esotico” greco in cui ambienta la commedia sia ben chiaro allo spettatore tanto da capire che dietro una qualsivoglia città greca si nasconde Roma con i suoi vizi e le sue virtù. Anche qui Plauto non rinuncia alla “rottura”, cioè una sorta di smascheramento della finzione teatrale che porta lo spettatore a partecipare, insieme all’autore, ad un gioco che diverte entrambi.